Monitorare il rumore sottomarino per proteggere i cetacei

21 Ottobre 2015 • Sostenibilità 849 • di

Nel Mediterraneo, uno dei mari con i maggiori problemi ecologici, vivono ben otto specie di cetacei e diverse altre specie visitatrici occasionali. Tra i problemi ambientali, l’inquinamento acustico dovuto ad attività umane riveste un ruolo importante, contribuendo fortemente ad alterare l’ambiente acquatico in cui i cetacei vivono.

Tanto per dare un ordine di grandezza: in acqua il suono si propaga 5 volte più velocemente che in aria e con grande efficienza e questo consente ai cetacei di comunicare su grandi distanze (decine e anche centinaia di km). Ma un aumento di soli 6 dB di rumore ambientale dimezza la distanza alla quale i cetacei possono comunicare fra loro.

L’interesse per l’impatto del rumore sull’ambiente sottomarino è rivolto in particolare agli eventi puntiformi legati a sorgenti di alta potenza, come i sonar e gli airguns per le ricerche sismiche. Oltre a queste sorgenti puntuali, le attività umane producono però anche emissioni costanti derivanti da:
◾traffico navale;
◾vibrazioni che si propagano dalla costa;
◾rumore diffuso anche a grande distanza dalle ricerche sismiche;
◾grandi impianti offshore quali piattaforme di perforazione/estrazione ed impianti eolici

Emerge quindi sempre più la necessità di definire norme per la navigazione e per le attività potenzialmente dannose, sia all’ambiente marino in generale sia in particolare alle aree più significative per la sopravvivenza dei cetacei (rotte di migrazione, aree di riproduzione, aree di alimentazione).

La Direttiva Europea “Marine Strategy”, dal canto suo, identifica 11 descrittori della qualità dell’ambiente marino e chiede agli stati di predisporre opportuni strumenti di monitoraggio e controllo, fra cui il monitoraggio delle popolazioni di cetacei e del rumore subacqueo distinto tra quello intermittente (sonar, airgun, pile drivers) e quello continuo a bassa frequenza (principalmente dovuto a traffico navale).
A livello nazionale ricordiamo gli osservatori sottomarini multidisciplinari, realizzati dall’Istituto nazionale di fisica nucleare in collaborazione con altri enti di ricerca nazionali (quali l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e varie Università tra cui il Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali di Pavia), al largo di Catania e di Capo Passero, che rappresentano la più grande installazione di sensori acustici nelle profondità del Mediterraneo. Questi hanno permesso infatti l’identificazione e lo studio di cetacei (balenottera comune, capodoglio) e la misura del rumore di fondo, sia diffuso che derivante da singole navi in transito.

Per mitigare i livelli sonori presenti bisogna operare attraverso la riduzione
◾delle sorgenti sonore di alta potenza
◾del rumore irradiato dalle navi

così da rientrare nei limiti richiesti dalla Marine Strategy e assicurare alla fauna marina un ambiente acustico confortevole che ne garantisca il benessere e la sopravvivenza nell’interesse dell’intero ecosistema marino.

Tutte queste attività possono trovare notevole impulso rafforzando le collaborazioni internazionali per contribuire allo sviluppo delle conoscenze in un settore che richiede uno sforzo ancora molto significativo, anche dal punto di vista normativo comunitario

fonte: Arpat

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