Vestire “green” è possibile. Alcuni grandi marchi accettano la sfida.

6 Aprile 2016 • Sostenibilità 1156 • di

Lo scorso 16 febbraio la rivista Altroconsumo ha organizzato a Roma il convegno “#DIRITTIALLAMODA – Consumo consapevole nella Moda” riunendo molti degli attori che negli ultimi anni si stanno battendo per l’eliminazione delle sostanze tossiche lungo tutta la filiera produttiva dei tessuti. L’industria tessile è la seconda più inquinante del mondo perché impiega oltre 2000 sostanze chimiche molte delle quali nocive per l’ambiente e per l’uomo.

Grazie però a vari gruppi di pressione, fra cui Greenpeace in prima fila, molti brand si stanno impegnando nella gestione del rischio chimico che si traduce nell’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose in fase di produzione, nella tracciabilità della filiera produttiva e nel divieto di pratiche crudeli verso gli animali.

Per quanto riguarda il primo punto Greenpeace è impegnata, dal 2011, in prima linea con la Campagna Detox che ha come scopo la progressiva eliminazione, entro il 2020, delle sostanze tossiche dai capi d’abbigliamento e che ha visto, ad oggi, l’adesione di grandi marchi quali Adidas, Benetton, H&M, Puma, Levi Strauss & Co., per un totale di più di 100 marchi internazionali.

Il programma di eliminazione prevede tappe programmate e verifiche periodiche e nel mirino vi sono undici classi di sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente tra cui ftalati, alchilfenoli etossilati, PFC, ammine associate a coloranti azoici e metalli pesanti.

Altroconsumo ha condotto, inoltre, dei test per rintracciare queste sostanze nei tessuti e in diversi casi ne sono state rinvenute tracce nell’abbigliamento infantile e sportivo, solo per citare due categorie.

Ma, accanto a questi casi, vi sono anche esempi virtuosi come quello di Italdenim, azienda lombarda che produce tessuti per i jeans che ha già eliminato tutte le sostanze tossiche senza che i loro tessuti ne risentissero dal punto di vista estetico e prestazionale. Per rendere resistente l’ordito del tessuto Italdenim è ricorsa all’uso del chitosano, una sostanza organica derivante dagli scarti dei crostacei e quindi completamente biodegradabile. Inoltre l’utilizzo del chitosano ha portato ad un enorme risparmio in termini di acqua, energia e uso di detergenti, sbiancanti e altri agenti chimici.

Secondo l’amministratore delegato di Italdenim, se queste innovazioni, di per sé più onerose, vengono inserite in un processo di produzione ben strutturato, i costi si possono ammortizzare e il prezzo del prodotto finito non dovrebbe essere maggiore per il consumatore; insomma non ci sono scusanti per non essere green!

Infine ricordiamo alcune accortezze che Altroconsumo suggerisce in fase d’acquisto, uso e dismissione di un indumento:
◾consultare La sfilata Detox sul sito di Greenpeace e scegliere i capi d’abbigliamento dei marchi classificatisi come “Detox Leader”;
◾tra le certificazioni prediligere Oeko-Tex: nei test di Altroconsumo, gli indumenti che la riportano hanno in genere ottenuto valutazioni buone sulla sicurezza chimica;
◾non acquistare pellicce e capi con inserti in pelliccia: basta toccare per capire se sono vere e scartarli subito;
◾evitare l’acquisto di indumenti con stampe plastificate, che possono contenere sostanze nocive più a rischio. Se si tratta di un capo di biancheria, preferisci il cotone, meglio bianco o di colore chiaro. Non acquistare prodotti con inserti in metallo che saranno a diretto contatto con la pelle;
◾lavare i capi prima di indossarli per la prima volta; in molti casi questo consente di scaricare buona parte delle sostanze chimiche;
◾per il lavaggio utilizzare il dosaggio minimo di detersivo ed evitare l’uso di ammorbidenti;
◾resistere alla tentazione di comprare vestiti nuovi e fare durare il più possibile quelli che si hanno;
◾se non sono troppo logori, invece di buttarli via, donarli o scambiarli, anche online

(fonte: Arpat)

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